CRAVERO Roberto (Venaria Reale TO 3 gennaio 1964) Presenze in granata: 296 – Reti in granata: 18 Marco Bo gli ha addirittura dedicato un libro dal titolo più che allusivo: Roberto Cravero, l’ultima bandiera. Ed infatti da dopo il suo ritiro è quasi una sfida andare a pescare un altro giocatore granata che possa vantare il carismatico diritto di rappresentare sul campo la tradizione, la storia, la continuità e la dignità del Toro. Una vicenda intensa quella di Cravero al Toro, forse una delle ultime proponibili sul registro degli affetti e della dedizione, in un calcio senza cuore, che tritura tutto ciò che non sia capace di trasformarsi istantaneamente in denaro. «Campioni si nasce, simboli si diventa – scriveva Fabio Ravezzani -, Cravero ha chiuso la carriera nel Toro in B più amato di quando giocava la finale della Coppa UEFA. Un fenomeno straordinario di amore per accumulazione, che è giusto raccontare, anche se l’amore, nel calcio come nella vita, è quasi sempre irrazionale». Un giocatore baciato dalla classe e dall’intelligenza calcistica. Se solo la fortuna l’avesse accompagnato di più avrebbe maturato gettoni nella Nazionale maggiore, e chissà quanti. Gaetano Scirea prima e Franco Baresi dopo glielo hanno impedito. È per questo che il suo discorso azzurro si è stoppato alle giovanili, con un rammarico forte per quello che avrebbe potuto essere. | Quattro del Filadelfia, I. Autori Sergio Barbero – Walter Torello Anno 1991 Pagine 94 Città Torino Editore Graphot Edizioni Tipo illustrato E' la storia di quattro ragazzi granata nati e cresciuti nel cortile del Filadelfia, il cortile della leggenda del Toro. Cravero, Lentini, Bresciani e Benedetti. Quattro ritratti, dove le imprese sul campo sono lasciate alle immagini fotografiche. Le loro schede, la loro storia. ● Ordina su 100 Anni di Cuore Granata | Il Toro allora, dove poter riflettere tutta la voglia di giocare, di imporsi. È l’ex portiere granata Franco Sattolo che lo invita al provino. La trafila da una squadra all’altra dei giovani è liscia, limpida, lineare. Cravero dà segno di possedere uno stile particolare, impostato sulla cifra dell’eccellenza. E poi, in tutte le categorie in cui si schiera è sempre il capitano coraggioso della truppa: oltre al talento calcistico, anche personalità e temperamento sono spiccati. L’approdo finale non può che essere la prima squadra e proprio in un giorno speciale: Torino-Como si gioca il 16 maggio. Una data cult per la tifoseria granata: in quello stesso giorno del 1976 il Torino di Sala, Pianelli e Radice, vinceva il campionato, 27 anni dopo Superga. Come a dire il destino. «Fu Giacomini a farmi esordire e gliene sarò grato per sempre. Mi ha tenuto a battesimo e gli devo riconoscenza». Per il momento, però, la gioia in granata si stempera. Cravero viene prestato al Cesena (ahi, la maglia bianconera!) di Pippo Marchioro. Di nuovo: quel Cesena con cui l’anno del trionfo Pulici e compagni avevano chiuso da trionfatori. | Noi granata Autori I giocatori del Torino Anno 1980-81 Pagine 48 a fascicolo Città Torino Editore Torino Promotion Tipo Fascicolo illustrato Rivista o, meglio, mensile sportivo voluto dagli allora giocatori del Torino. Anima e guida di questa iniziativa il portiere Giuliano Terraneo, che rivela insospettate qualità, oltre che di poeta anche di reporter e inviato speciale. Dalla presentazione del primo numero traiamo queste righe: “Cari amici eccoci a voi con Noi Granata. Chi siamo noi? I giocatori. Perché abbiamo deciso di creare questa nuova rivista mensile? Perché è nostra intenzione allacciare con voi, che ogni domenica ci incitate, che con noi dividete gioie e dolori, un rapporto più sincero e amichevole”. Lodevole intenzione, che però non andrà oltre un paio di stagioni, con qualche numero. . ● Ordina su 100 Anni di Cuore Granata | Due stagioni in Romagna e Radice lo vuole in squadra. Da questo momento l’avventura granata di Cravero imbocca il binario della continuità. La duttilità gli consente di venire incontro alle esigenze del trainer con prontezza. Non solo come libero, ma anche a centrocampo fa valere il bagaglio di calciatore superiore. Vede il gioco in modo istantaneo e ne valuta lo sviluppo al volo. Il modo morbido e dolce di incontrare il pallone, la maestria tecnica del trattamento di palla, gli consentono senza fatica di giocare a testa alta: imposta, lancia, difende, contrasta e qualche volta segna pure. Ma il cuore sta qualche decina di metri indietro, nel vivo dell’area, dove manovra il libero; perché questo è il ruolo che sente, la posizione dove ritiene di rendere in modo ottimale. Renato Zaccarelli, che a fine carriera gli ha fatto un po’ chioccia nel ruolo, afferma: «Radice lo ha utilizzato anche a centrocampo, davanti alla difesa, perché sapeva costruire il gioco come pochi. Un’ottima visione di gioco e dei piedi d’oro. Ricordo che l’ho aiutato ad inserirsi nella prima squadra con quell’amore con cui, da sempre al Filadelfia, i vecchi giocatori del Toro cercavano di aiutare i giovani cresciuti nel settore giovanile granata». La fascia da capitano, diventa un’eredità automatica. Poi nella stagione 1988-89 arriva il tracollo della discesa in B, ma la risalita è pronta e il nuovo presidente Borsano parte proprio da Cravero e dal trainer Emiliano Mondonico per costruire un Toro che ritorni vincente. Tanto da arrivare alla finale di Coppa UEFA solo un paio di stagioni dopo. Il mancato trionfo, come sovente accade, porta alla smobilitazione. Cravero è ceduto alla Lazio. Non sembra vero: lui che per restare al Toro aveva più volte detto di no alle lusinghe della Juventus! L’esilio dura tre stagioni. Quando il Toro in B ha bisogno di una bandiera Cravero risponde presente: «Smetterò di giocare quando risaliamo in A». Ma questa volta non ce la fa a mantenere la promessa: lo impedisce il palo di Dorigo nella lotteria dei rigori contro il Perugia nello spareggio per la A del 21 giugno 1998. In lacrime, seduto sull’erba del campo, Roberto Cravero dice addio al calcio giocato, ma non al suo Toro che subito lo chiama in veste di dirigente. |
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