giovedì 2 luglio 2009

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I Grandi che hanno fatto grande il Toro

«...Coniò la parola d’ordine bala avanti e pedalè”, che poi ha fatto storia.

Quando giocava era un uomo da campo, che portava i palloni, e quindi da allenatore voleva che i suoi giocatori questi palloni li sapessero domare, controllare
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MARIO SPERONE



Mario SperoneMario Sperone (Priocca CN 1 luglio 1905 – Torino 18 febbraio 1975)

Presenze in granata: 144 - Reti in granata: 1 - Presenze in Nazionale: 2

Parlare di Sperone è raccontare di quei personaggi semplici e umili, la cui importanza, il cui peso in un club calcistico – squadra e società – sovente non vengono apprezzati per quanto valgono.

Protagonista di un football ancora spontaneo e dilettantistico nel senso più autentico, giocava, come la gran parte dei suoi compagni, per il puro gusto del divertimento, per la gioia di condividere con altri amici un’avventura sportiva.

Nativo della Provincia Granda, Sperone arriva presto a Torino e al Torino. I primi calci però sono nell’oratorio salesiano di Borgo San Paolo. È qui che conosce il football. Fra i sacerdoti ve ne sono alcuni che provengono dal Sudamerica, dal Brasile in particolare. Ai suoi occhi di ragazzo sono tutti dei campioni, assi del dribbling. È da loro che impara che il pallone non va soltanto preso a calci. Dall’oratorio alla squadretta dell’Aeronautica e da qui, finalmente, al granata del Toro.

Si avvia così un connubio che andrà avanti, in pratica, per tutta la vita. A livello di calcio giocato, infatti, il Toro resta per oltre 9 stagioni (dal 1923 al 1932) la sola e unica sua squadra. Uomo schivo e modesto, di poche parole, quasi rude, interpretava il calcio in modo coerente con il suo aspetto e con il suo carattere: non andava tanto per il sottile in quel ruolo da laterale che era chiamato a ricoprire in campo, condividendo appieno il credo in voga in quegli anni secondo il quale il gioco del football non era sport per signorine.

Grande Torino Per sempre, di Franco Ossola

Grande Torino per sempre! Storia affettuosa e romantica di una squadra di calcio unica e irripetibile
con firma originale dell'Autore Franco Ossola!
Autore Franco Ossola Anno 1998 Pagine 146
Città
Torino Editore Il Punto Editrice – Piemonte in Bancarella Tipo riccamente illustrato

Il Grande Torino, ovvero la condanna a vincere sempre. Nell'assurda impossibilità dell'impresa, il segno di una nemesi tremenda, eppure unica soluzione, di un epilogo disperato e brutale: la fine di Superga. Per questo la leggenda della grande squadra mai è andata incontro a ridimensionamenti; anzi, ha tratto ulteriore vigore dal correre del tempo e a cinquant'anni di distanza la sua forza è integra, salda, intoccata. Per questo, e per l'impenetrabile magia che sta dietro a tutte le cose formidabili della vita, col Grande Torino si può ancora sognare...

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Giocando, per di più, in copertura le opportunità e le occasioni per dare sostanza a questo convincimento non gli mancavano di certo. Non alto, ma aitante; non grande e grosso, ma quanto mai coriaceo; non veloce, ma reattivo; non stiloso, ma concreto, Mario Sperone anche dall’aspetto fisico tradiva tutta la consistenza del suo modo di stare in campo. In merito vale ricordare il simpatico quadretto tracciato su di lui dal giornalista Bruno Bernardi quando scrive: «Era un medianone, ma anche tecnicamente buono. Coniò la parola d’ordine, quel suo modo di dire, bala avanti e pedalè”, che poi ha fatto storia. Forse come tecnico non era un fenomeno. Quando giocava era un uomo da campo, che portava i palloni, e quindi da allenatore voleva che i suoi giocatori questi palloni li sapessero domare, controllare».

Sperone ed Ellena al Filadelfia Sperone con Ellena al Filadelfia


A completare il quadro contribuiva, poi, in modo per nulla indifferente un certo singolare modo di tagliarsi i capelli che gli rendeva la testa squadrata, simile a un tronco innestato su un busto possente. Non per nulla il colpo di testa, forte e tempestivo, era una delle sue specialità. Sperone anticipa e quindi vive completamente la bella galoppata del primo grande Torino degli anni Venti, quello dei due scudetti consecutivi (di cui il primo revocato). Se nei contrasti era insuperabile, se bene gli riusciva sradicare la palla all’avversario, non si può dire che i suoi piedi fossero granché sensibili. Ma a lui, uomo concreto, questo poco importava.


D’altra parte, di gente raffinata in squadra già ce n’era tanta, a cominciare da Libonatti e Baloncieri, passando per Janni e Colombari. Chi si sarebbe preso cura, se non ci fossero stati lui, Cesare Martin, Monti e Vincenzi degli attaccanti rivali più pericolosi, oppure chi si sarebbe preoccupato di saldare qualche conticino in sospeso con quegli avversari che davano segno di essere particolarmente focosi?

Noi Granata



Noi granata
Autori I giocatori del Torino Anno 1980-81 Pagine 48 a fascicolo
Città
Torino Editore Torino Promotion Tipo Fascicolo illustrato


Rivista o, meglio, mensile sportivo voluto dagli allora giocatori del Torino. Anima e guida di questa iniziativa il portiere Giuliano Terraneo, che rivela insospettate qualità, oltre che di poeta anche di reporter e inviato speciale. Dalla presentazione del primo numero traiamo queste righe: “Cari amici eccoci a voi con Noi Granata. Chi siamo noi? I giocatori. Perché abbiamo deciso di creare questa nuova rivista mensile? Perché è nostra intenzione allacciare con voi, che ogni domenica ci incitate, che con noi dividete gioie e dolori, un rapporto più sincero e amichevole”. Lodevole intenzione, che però non andrà oltre un paio di stagioni, con qualche numero.
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Da quando per la stagione 1923-24 entra in squadra, il posto da titolare riesce quasi sempre a conservarlo. L’esordio è scintillante, il Torino supera per 5-0 la Novese e lui fa la sua bella figura. E così negli anni, fino a quando la corsa incomincia a dare segni di rallentamento. Da uomo concreto qual è non esita a passare dall’altra parte della barricata, con un semplice ragionamento: che cosa so fare? Resto nel calcio e provo ad insegnare quel che ho imparato. Di nuovo il Toro come banco di prova per rodare i meccanismi della nuova professione.

Ma al Toro anche tanto aiuto in altri modi. È infatti proprio Sperone che per primo mette gli occhi su Maroso e Rigamonti i due giovanissimi che crescono nel vivaio e si impongono nel Grande Torino. Il primo lo pesca fra i ragazzini che giocano nei prati di piazza Bernini; il secondo in quel collegio Ricaldone dove la famiglia l’ha spedito a mettere la testa a posto. L’apoteosi come trainer nella stagione 1947-48 quando, al fianco di Erbstein e Lievesley porta il Grande Torino ad un torneo di assoluta eccellenza: 125 gol, 16 punti di distacco dalle seconde. Poi un po’ di Alessandria, di Milan e di Lazio, prima di smettere definitivamente di allenare per diventare con Giacinto Ellena e Oberdan Ussello uno dei più attenti talent scout della Storia granata.

Il terzo incomodo – Le pesanti verità di Ferruccio Mazzola

Il terzo incomodo - le pesanti verità di Ferruccio Mazzola
Autore Ferruccio Mazzola (a cura di Fabrizio Valzia) Anno 2004 Pagine 160
Città
Torino Editore Bradipolibri Tipo illustrato

Dalla quarta di copertina: “In fondo questo libro non contiene segreti: gli addetti ai lavori, siano essi giornalisti, procuratori, dirigenti, calciatori, allenatori, massaggiatori o capipopolo sanno, nella sostanza, tutto. Sanno ma non parlano. Perciò diventano necessarie figure quali Ferruccio Mazzola che finalmente decidono di fronte all’omertà che copre il pentolone del nostro calcio, di raccontare le loro esperienze”. Un libro scandalo, che ha posto in fibrillazione un intero universo.

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100 Anni di Cuore Granata

Altri Grandi già pubblicati nelle scorse settimane: Gabetto - Zaccarelli - Bachmann - Bacigalupo - Agroppi - Baloncieri - Vieri - Rossetti II - Ballarin - Lentini - Janni - Maroso - Pecci - Tomà - Bearzot - Bollinger - Cereser - Grezar - Mosso I - Libonatti - Bosia.

100 Anni di Cuore Granata, la più completa bibliografia sul Toro: 200 titoli, di cui 70 acquistabili, collezionismo e altre storie sul Torino Calcio

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