giovedì 2 luglio 2009

PAOLINO PULICI

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I Grandi che hanno fatto grande il Toro

...i tifosi lo amano di un amore incondizionato, gli perdonano tutto, anche gli sbagli più clamorosi.

E lui, dopo un gol, sovente dichiara: «Sì, una bella rete, ma questo gol non l’ho fatto io, ma la curva Maratona, la bussola che mi indica la rotta verso la rete avversaria»...

PAOLINO PULICI



http://www.100annidicuoregranata.it/calciatori/pulici.jpgPULICI Paolo (Roncello MI 27 aprile 1950)

Presenze in granata: 433 – Reti in granata: 170 – Presenze in Nazionale: 19 – Reti: 5

«La tua ora è arrivata, Paolo. È tempo di prendere il volo». Un augurio di poche parole, ma quanta emozione. Il mittente, infatti, non è “uno qualunque”, ma niente meno che il mitico Gigi Riva. È il 23 marzo 1969 e il Torino di Fabbri incontra il Cagliari.

Un marchio di fuoco, questo esordio, che non si cancellerà più dal ricordo di Pulici. Affinità quasi magiche, per questi due cannonieri: lombardi, taciturni, nati al calcio nelle file del Legnano, bomber d’istinto, arieti prepotenti. Ma il vero guru, il mentore di Pulici è stato Oberdan Ussello, il grande maestro di calcio.

Quando parlava del suo pupillo, quasi si commuoveva: «Scartato sbrigativamente dall’Herrera dell’Inter, secondo il quale Pulici avrebbe dovuto cambiar mestiere e dedicarsi all’atletica leggera, ma anche respinto dalla Fiorentina, Paolo aveva partecipato ad un provino tenuto a Coverciano e qui aveva ben impressionato il mio caro amico “Cinto” Ellena, che si era affrettato a segnalarmelo.

Certo, all’epoca, Pupi non mostrava grandi qualità tecniche, sulla palla era approssimativo; ma era fisicamente forte, inesauribile, coraggioso. Aveva ottimi numeri. Decidemmo di prenderlo.
Il presidente Pianelli si affidò totalmente al nostro parere e così il ragazzo che sarebbe diventato il più prolifico goleador della storia del Torino, vestì la casacca granata».

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I Miti del Toro. 50 campioni che hanno fatto sognare il popolo granata
Autore Sergio Barbero Anno 2003 Pagine 192
Città
Torino Editore Graphot Tipo riccamente illustrato

Un grande libro granata. Le storie e i trionfi dei Campioni del Grande Torino: da Virgilio Maroso a Ezio Loik e Valentino Mazzola, il football degli dei. I “gemelli del gol” Ciccio Graziani e Paolo Pulici e gli altri campioni d’Italia 1976. I grandi stranieri: da Denis Law a Leo Junior, a Joaquin Peirò a Pato Aguilera. Eppoi le bandiere Giorgio Ferrini e Gigi Meroni.
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Nelle giovanili Pulici fa sfracelli. Segna reti a grappoli: destro, sinistro, testa, tacco, rovesciata, dribbling: potenzialmente non gli manca nulla, deve solo essere disciplinato. Ma per questo sembra che non ci sia tempo, la smania di utilizzarlo in prima squadra è forte. E il caso sembra dare il proprio consenso. Pulici infatti segna il suo primo gol in serie A già alla seconda esibizione e proprio contro quell’Inter che non lo aveva voluto. Il Toro esce da San Siro con un brillante 2-2. Al 7’ del primo tempo è proprio lui a pareggiare la rete di Facchetti.


Il dopo, invece, si fa duro, quasi drammatico. Nelle tre stagioni che seguono Pulici è un galeone possente, che veleggia nelle aree avversarie con cannoni dalle polveri bagnate: soltanto 8 reti, pochino per un fromboliere. Gli sembrava che il pallone fosse stregato, che le traiettorie seguissero all’improvviso una linea diversa dal quella voluta dal suo piede, andando a parare ben lontane dalla porta nemica. Insomma, una sorta di maledizione.

Ma era proprio così, oppure c’era sotto dell’altro? Per intuire l’inghippo ci volle l’occhio di un nuovo trainer, Gustavo Giagnoni. Decise che quel giovane attaccante avrebbe dovuto “ripassare” i fondamentali e così lo riconsegnò da dove era arrivato, al tecnico delle giovanili, Ussello che, ancora, ricordava: «La storia del ripasso fu, in realtà, il pretesto per rivedere alcune cose: non solo la tecnica di base, ma soprattutto far acquisire a Pupi la consapevolezza dei propri mezzi. In altre parole, fargli intendere che era bravo, che aveva tutto per diventare un giocatore completo, un cannoniere di razza».

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Ritorno degli dèi granata, il. 1976: Toro campione d'Italia!
Autore Paolo Ferrero Anno 2002 Pagine 144
Città
Torino Editore Bradipolibri Edizioni Tipo illustrato

La prefazione di Massimo Gramellini introduce un simpatico, attento e preciso racconto della stagione granata 1975-76, quella dell’ultimo scudetto granata, targato Gigi Radice e Claudio Sala, il capitano. Giornata per giornata, punto dopo punto, vittoria dopo vittoria, Ferrero accompagna il lettore nelle domeniche esaltanti che portano questo nuovo grande Torino a cucirsi sul petto il tricolore di Campione d’Italia. Schemi e osservazioni tecniche e tattiche illustrano con ricchezza di dettaglio le dislocazioni in campo del Toro e delle antagoniste.
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La terapia funziona. Dal campionato 1972-73 Pulici è un altro. Il bagno di umiltà, la presa di coscienza di sé, lo ha rigenerato. Vince il suo primo titolo di capocannoniere della serie A con 17 reti. Un trofeo prestigioso che si aggiudicherà altre due volte: nel 1974-75 con 18 reti e l’anno successivo con 21. Era dal 1946-47 che un giocatore granata non coglieva questa affermazione, dall’exploit di 29 reti a firma di Valentino Mazzola. Pulici diventa l’idolo della tifoseria, diventa “Pupi-gol” e “Puliciclone” per quel suo modo piratesco di assaltare l’area avversaria e di cogliere gol che strappano applausi e stupore.

Nasce anche la premiata dita dei “gemelli del gol”: lui e il ciociaro Francesco Graziani, destinato addirittura all’alloro mondiale. Con loro, sotto la guida di Gigi Radice, il Torino vince lo scudetto. È apoteosi per Pulici, che intanto si fa carico di incarnare nella sua figura tutto ciò che significa “essere del Toro”, appartenere al Toro, vivere da Toro. I tifosi lo amano di un amore incondizionato, gli perdonano tutto, anche gli sbagli più clamorosi. E lui, dopo un gol, sovente dichiara: «Sì, una bella rete, ma questo gol non l’ho fatto io, ma la curva Maratona, la bussola che mi indica la rotta verso la rete avversaria».

Come non voler bene a un campione così spontaneo. Forse troppo, tanto da essere penalizzato nell’ambito della Nazionale e persino del suo Toro che, appena Pianelli lascia la presidenza, si libera di lui con gran fretta. Lo aspettano la maglia dell’Udinese e poi della Fiorentina, ma in queste stagioni è la malinconia che prevale, non più il furore agonistico di quando vestiva il granata. “Ciao, Pupi, resterai sempre nei nostri cuori” echeggiano gli striscioni della tifoseria. Un grande.

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Profondo Granata
Autore
Salvatore Lo Presti Anno 1976 Pagine 272
Città
Torino Editore Sargraf Tipo illustrato
E’ l’anno dello scudetto di Radice. La letteratura granata ha un sussulto d’orgoglio. Questo libro di Lo Presti è un testo importante, che non può mancare nello scaffale dell’appassionato. Diviso in due parti mette a confronto, con un’operazione curiosa e ardita, il Grande Torino del presidente Novo con il nuovo Grande Torino, neo campione d’Italia, di Pianelli. Ripercorsa la genesi delle due squadre, ricostruendo i momenti salienti delle loro affermazioni, Lo Presti mette poi a confronto, uno per uno, tutti i loro componenti, esercitandosi in paragoni a volte un po’ azzardati..
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100 Anni di Cuore Granata

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