giovedì 2 luglio 2009

कोरे GRANATA

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I Grandi che hanno fatto grande il Toro

L’impresa che ce lo consegna alla storia è “il gol dei gol”...

Cinquanta metri di velocità pura, con tutti in piedi a vedere chi arrivava prima. Entrato in rete con la palla, si era voltato verso di noi, lì a due passi: “A l’a piasüti, neh!?”

FRANCESCO "CESCO" MOSSO I



Francesco "Cesco" Mosso IMOSSO I FRANCESCO (S. Francisco di Cordoba, Argentina 10 aprile 1892 – Torino 29 novembre 1951)

Presenze in granata: 68 (di cui 52 da attaccante e 16 da portiere) – Reti in granata: fatte 55 – subite 23

Una vita che è un’avventura.
Era Mosso I per distinguerlo, perché con lui hanno vestito il granata altri 3 fratelli: Benito (II), Eugenio (III) e Giulio (IV).


Altro che una pagina, la storia di Francesco Mosso I, meriterebbe un romanzo intero. Parte già intrigante la sua vita. La famiglia, italianissima, sbarca in Argentina, con tanta voglia di fare imprese, cose degne. Il padre Antonio (che svolgerà compiti dirigenziali in seno al Torino e che, dunque, per non essere confuso con i figli passerà alla storia come Mosso 0 – zero) si dà da fare non solo nella florida azienda agricola ma anche con mamma Maria e sforna un manipolo di figli. Francesco è il primo e l’agitazione forse prevale. 10 (assodato) o 15 aprile 1892 il giorno di nascita; San Francisco di Cordoba (assodato) o Conception il luogo, visti i diversi certificati?

Un secolo di Toro di Franco Ossola

Un secolo di Toro
con firma originale dell'Autore Franco Ossola!
Autore Giampaolo Muliari e Franco Ossola Anno 2006 Pagine 320
Città
Torino Editore Il Punto Editrice – Piemonte in Bancarella Tipo riccamente illustrato

"Il libro di Franco Ossola e Giampaolo Muliari è un appassionato omaggio al Toro in occasione del suo centenario. Leggendo i documentati testi, gustando le numerose illustrazioni originali e scorrendo il cospicuo corredo fotografico si avverte tutto il coinvolgimento emotivo degli autori: due autentici cuori granata! Auguro tutto il successo possibile al bel libro e spero di rivedere il "vecchio" Toro trionfare e raggiungere nuovamente importanti traguardi." Sergio Chiamparino, Sindaco di Torino

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Quando nell’estate del 1912 papà Antonio decide di rientrare in patria, Francesco non esita a fare due cose: presentarsi al trainer Vittorio Pozzo sul campo di calcio del Torino e segnalare ai carabinieri che se ci fosse necessità di militi egli è pronto. Il fisico è possente, rotondetto, al football ha imparato a giocare in Sudamerica, in squadra c’è bisogno di rinnovamento e di un centravanti.

Cisco entra fra i titolati, gioca e Pozzo non lo toglie più. Così lo ricordava: «Dal posto di centroattacco in cui aveva esordito non si mosse più. Per lunghi anni fu il classico perno della prima linea del Torino. Ad un certo punto della sua carriera si convertì in portiere e pure in questa posizione si distinse, per la prontezza d’occhio e la salda presa. Apparteneva a quella stirpe di giocatori che la nostra città ebbe in abbondanza in quell’epoca: gai, spensierati, allegri, buoni amici, amanti del buon vino e delle belle ragazze, ma tutti d’un pezzo sul campo, decisi, energici, volitivi.
Parlava uno strano piemontese che aveva appreso dai parenti in Argentina».

I gol erano la sua passione: 55 su 52 gare ufficiali di campionato come attaccante, anche se computando tutto, gli uni e le altre si raddoppierebbero, considerati i match amichevoli e i tornei. Un granata a tuttotondo, con una passione che gli ha fatto sfidare anche un menisco scassato pur di restare in campo da portiere.

E dopo ogni gol una risata; sempre Pozzo, suo estimatore, aggiunge: «Crediamo che abbia riso, così per reagire alla tragedia, anche quando all’8° Alpini, i tedeschi lo presero prigioniero in Carnia, alla ritirata di Caporetto».
Già, anche la guerra e la vita in pericolo, la testa a casa, ai fratelli, al Toro. Il pensiero alle partite, alle sfide, alle reti segnate. Un conto particolare quello servito all’antica squadra cittadina del Piemonte, destinata a sfaldarsi nel 1914.

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