CASTELLINI Luciano ( Milano, 12 dicembre 1945) Presenze in granata: 263 – Presenze in Nazionale: 1 La felice tradizione dei grandi portieri granata fissa con Castellini un’altra delle sue splendide tappe. Non solo per la bravura del campione, ma anche perché alla galleria dei numeri uno si aggiunge un “tipo” che ancora mancava. Castellini infatti si fa mirabile sintesi di due opposte figure: quella del portiere geometrico e istintuale. Nella Storia del Torino, i soli che, sotto questo aspetto, gli si possono accostare sono Bacigalupo, Olivieri e Bucci. Portieri che, come Castellini, giocavano su due misure: freddezza da una parte e passionalità dall’altra. È opinione comune che per essere un buon portiere si debba possedere qualità speciali. Essere un po’ matti; amare la solitudine (“aquile solitarie” li chiama Gianni Minà); saper chiudere gli occhi e votarsi al cielo, perché a volte volare non basta e diventa necessario buttare nella parata tutto il coraggio che si ha dentro. Scriveva il grande Bruno Roghi, parlando di portieri, in perfetta sintonia con la figura di Castellini: «Il portiere non è un giocatore come tutti gli altri, è un atleta in trance … egli tocca il soffitto della bravura quando le sue doti fisiche e psichiche entrano in uno stato di esaltazione che sfugge all’esame dei tecnici più avveduti ed esperti e sono loro, i portieri, che danno il maggiore contributo all’icastica dei cronisti fantasiosi. Parate a valanga, parate a tuffo, parate a angelo, parate a blocco, parate a sberla, parate a pugno … Ma è un uomo in trance e la sua famigliarità con gli spiriti o meglio con l’aldilà dello sport del calcio, giustifica il posto speciale che esso occupa nella gerarchia dei giocatori». | Gigi Meroni – Il ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones Autore Sergio Barbero Anno 2007 Pagine 176 Città Torino Editore Graphot Tipo illustrato In occasione del quarantennale della tragica morte di Gigi Meroni, l’instancabile Sergio Barbero consegna alla tifoseria granata questa nuova sua opera che traccia la vita sportiva e la parola umana di Gigi Meroni, lo sfortunato campione granata. I temi: l’universo giovanile degli anni ’60 e la voglia di cambiare il mondo; Meroni piaceva ai ragazzi perché era un ribelle: il modo di vestire, i capelli lunghi, un amore proibito. Gigi Meroni, ovvero l’indimenticabile beniamino della Curva Maratona, il cuore del tifo granata. ● Ordina su 100 Anni di Cuore Granata | La vigilia di un match Castellini dormiva poco, se si trattava di un derby nulla da fare, gli occhi non volevano saperne di stare chiusi. Il livello di agitazione saliva progressivo, fino a toccare il culmine al momento del via. Ma una volta in campo tornava la calma. A raggiungerla lo aiutavano i pochi gesti scaramantici che officiava per la presa di possesso della porta. Non uno spillo doveva insidiarla. Anche cappellino e guanti, quando non servivano, dovevano accomodarsi fuori, a lato di un palo, mai dentro. Come per un principio magico di assonanza: lasciare che qualcosa, qualunque cosa, violasse la porta, poteva attirare analoga attrazione con l’oggetto “fatale”, il pallone, che andava arrestato a tutti i costi. Su questa elettricità pre-gara di Castellini osservava Vladimiro Caminiti: «Se Castellini non fosse stato così emotivo, così fragile sotto il profilo nervoso, Dino Zoff, di cui il portiere granata fu costante rincalzo in azzurro, avrebbe faticato di più a mantenere saldo per tanto tempo il suo posto da titolare in Nazionale, perché il portiere granata per certi numeri e qualità gli risultava superiore». Conclusa la splendida epopea di Lido Vieri, il Torino ha l’assoluta necessità di rimediare un nuovo portiere all’altezza della tradizione. Pinotti e Sattolo sono bravi, ma non abbastanza. I talent scout granata segnalano al presidente Pianelli un giovane portiere dal fisico possente ma agile, gioca nel Monza, dove, tra l’altro, sta lavorando con entusiasmo un allenatore moderno, Gigi Radice. Rintuzzati gli attacchi di Bari e Lazio, nell’estate del 1970 Castellini passa al Torino. | Mi era rimasto un calzettone Autore Antonio Cracas Anno 2009 Pagine 216 Città Torino Editore Elena Morea Editrice Tipo illustrato Patrizio Sala, ovvero salto mortale triplo dalla C alla serie A con scudetto al primo colpo. Davvero niente male per un giovanissimo puledro brianzolo, che non si stanca mai di correre. Patrizio è uno dei grandi protagonisti del campionato vincente (1975-76) quello in cui Gigi Radice compie il miracolo di riportare il tricolore sulle maglie granata. Con Pecci e Zaccarelli è lui che tiene in piedi la metà campo granata, e lo sa fa spendendo ogni volta tutte le energie di un fisico asciutto e nevrile. In questo libro, però, non si parla solo di Toro, ma dell’intera carriera calcistica di Sala, con le stagioni trascorse a Monza, Genova, Pisa, Parma, le emozioni della Nazionale e tanti altri piccoli e grandi segreti raccontati per la prima volta. ● Ordina su 100 Anni di Cuore Granata | Lo stesso Radice, ignaro che da lì a qualche anno sarà anche lui granata, lo presenta con queste parole ai tifosi: «Castellini ha un piazzamento formidabile e nelle uscite è di un tempismo perfetto. Un portiere praticamente perfetto». Non fa tempo ad arrivare, Castellini, che già vince la Coppa Italia. Nel decisivo match di finale contro il Milan, ai calci di rigore “ipnotizza” Gianni Rivera e lo induce all’errore; mentre per il Torino Sergio Maddè non sbaglia. Ed è subito festa. Una festa bella, ma certo non grande come quella scudetto. Nell’ultima partita del 16 maggio 1976, quando il compagno Mozzini lo trafigge con la più classica delle autoreti è come se l’avesse trapassato la lama affilata di una scimitarra, non superato un semplice pallone di cuoio. Ma la fine arriva lo stesso gaudiosa e allora si scioglie in lacrime di gioia l’accumulo di tensione che il portierone granata si è tenuto dentro per tutta la partita, per tutto il campionato. Un torneo a dir poco strepitoso quello del titolo, con tutto il repertorio messo in vetrina: coraggio, rapidità, colpo d’occhio, felinità. È per quest’ultima dote che i tifosi lo chiamano “giaguaro”, per via di gesti, guizzi, movimenti che sono animaleschi, felpati, morbidi eppure brucianti. E brucia la rottura con Radice, il suo mentore, che ad tratto gli preferisce Giuliano Terraneo. Inutile rimanere. Castellini va al Napoli e quando anche sotto il Vesuvio è l’ora dell’addio, il ritorno a casa, a Milano, con l’Inter come preparatore dei portieri è la cosa più gradita, il distacco meno violento. | 365 volte Toro. con firma originale dell'Autore Franco Ossola Autore Ossola Franco Anno 2007 Pagine 738 Città Torino Editore Editrice Il Punto – Piemonte in Bancarella Tipo illustrato Come un calendario perpetuo sul quale sono segnati gli avvenimenti che, messi insieme, hanno fatto un secolo di Storia granata. Dal 1 gennaio al 31 dicembre, in una ridda infinita di nomi e notizie, il Torino si mostra in tutta la sua storia minima: avvenimenti, date di nascita, partite, personaggi… tutto e ancora un po’ in questo libro davvero speciale. Una mole impressionante di dati che solo un autentico conoscitore delle vicende storiche granata poteva mettere insieme. ● Ordina su 100 Anni di Cuore Granata | | Altri Grandi già pubblicati nelle scorse settimane: Gabetto - Zaccarelli - Bachmann - Bacigalupo - Agroppi - Baloncieri - Vieri - Rossetti II - Ballarin - Lentini - Janni - Maroso - Pecci - Tomà - Bearzot - Bollinger - Cereser - Grezar - Mosso I - Libonatti - Bosia - Sperone. | |
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