mercoledì 8 luglio 2009

Vita


Vita

A Trieste si vive bene, i triestini sono gente allegra a cui piace molto divertirsi.
Si è già detto di come la loro vita sia legata al mare anche per i divertimento; a Trieste c’è uno degli Yacht club più antichi d’Italia, lo Yacht club Adriaco, la cui sede storica si trova sulle Rive a due passi da p.zza Unità e che vanta di avere tra le barche dei suoi soci quella più antica al mondo ancora in attività (una barca inglese del 1845).

Per chi ama la vela sono assolutamente imperdibili 2 appuntamenti: la Barcolana (in ottobre, reagta che raduna quasi 2000 barche a vela di tutti i tipi nel golfo di Trieste) e la Nation’s Cup (giugno, torneo di match race tra i migliori skipper al mondo nelle acque del porto vecchio).

Ma la vita a Trieste è anche fatta di cultura; ci sono 2 teatri principali, uno lirico (teatro Verdi) e uno di prosa (Rossetti), e almeno altri 2 (sala Tripcovich, Cristallo) che offrono stagioni musicali e di prosa di ottimo livello; ma la vivacità culturale è alimentata da numerose iniziative di vario tipo: teatro sloveno, festival del cinema sudamericano, Alpeadria cinema, festival dell’operetta (per richiamarsi alla tradizione austriaca).

Tutto questo fervore è testimoniato dal fatto che per poter acquistare un abbonamento al teatro lirico (e almeno fino a qualche tempo fa anche di prosa) bisognava mettersi in lista d’attesa e attendere la morte di qualche abbonato anziano!

Per chi si recasse a Trieste in periodo primaverile- estivo consigliamo una visita sull’altopiano carsico alla ricerca di una delle tante sagre presenti.


Gastronomia

La cucina di pesce è ottima, ma il massimo si esprime con i piatti di tradizione austriaca e slovena: cevapcici, raznici, jota… che sicuramente non sono né dietetici né esitiv, ma certamente molto buoni!

Consigliamo in particolare, per chi si recasse a Trieste in periodo estivo, di cercare le osmize sull’altopiano, indicate dalla tipica frasca appesa ai cartelli, vi si mangiano prodotti genuini fatti in casa: insaccati e salumi vari, vino, formaggi, uova sode e frutta; spesso queste si trovano in posizioni assolutamente uniche e pittoresche (provare quella di Contovello, assolutamente unica per il panorama).

Ci sono poi tutta una serie di ristorantini, trattorie e osterie sia in centro (vicino a p.zza Unità, buffet da Pepi, aperto da oltre 100 anni) che offrono soprattutto specialità triestine.

Tutto l’altopiano, è zona di produzione di vino (anche se la città ha un consumo di birra secondo solo all’Alto Adige), in prevalenza Terrano, un vino forte e molto acido, che lascia i bicchieri in cui si beve e la lingua di un colore rosso scuro, quasi nero, ma che è dissetante e ottimo con i piatti locali.

Discorso a parte meritano i dolci e il caffè; i dolci sono quelli della tradizione austriaca (strudel, Sacher torte, lienz torte, …) magari con qualche modifica locale (a ferragosto la sagra dello ‘strucolo in straza’ a Monrupino); il caffè, oltre ad essere largamente riconosciuto tra i migliori d’Italia (è attiva ancora la Borsa del caffè), è il classico locale austriaco dove si beve, ma anche dove si discute, si gioca, si legge (da non perdere il caffè Tommaseo e il San Marco); una curiosità: a Trieste bisogna stare attenti quando si ordina un caffè, un cappuccino o qualche bevanda a base di caffè, si rischia di vedersi servire qualcosa di molto strano! Il cappuccino, per esempio, è un caffè macchiato; se si vuole quello che in Italia è un cappuccino, bisogna chiedere un latte macchiato!

La città vecchia

La città vecchia

Tra Piazza della Borsa e la Cattedrale di San Giusto, si estende la città vecchia.
Nella parte subito dietro al piazza della Borsa c’è il ghetto, molto suggestivo per le sue vie strette, attualmente disseminato di botteghe antiquarie e osterie tipiche; tutta la zona è attualmente oggetto di interventi di restauro e ricostruzione dopo un periodo (fino all’inizio degli anni 90) di quasi completo abbandono.
Sono questi interventi che hanno permesso di trovare reperti di varie epoche: da quelli romani, di cui si è detto più sopra, a ritrovamenti medievali, che hanno permesso di ricostruire anche la struttura fisica della città: pare, infatti, che il mare arrivasse almeno 50 metri più avanti rispetto a dove arriva adesso e che ci fosse un quartiere ‘portuale’ ben sviluppato.

Trieste romana- Il castello di San Giusto



Trieste romana- Il castello di San Giusto

Trieste ha avuto anche trascorsi romani; sono stati trovati diversi reperti romani: la Basilica (vicino alla cattedrale di San Giusto, II sec. d.C.), l’Arco di Riccardo (nella città vecchia), il teatro (dietro la Questura) e ogni volta che si iniziano degli scavi per la costruzioni o ristrutturazioni nei pressi della città vecchia vengono alla luce reperti di vario tipo.

Il Castello di San Giusto domina la città dall’alto del colle omonimo (da non perdere il panorama dalla basilica romana); la forma è decisamente anomala per un castello: le mura, invece di avere i tradizionali 4 lati, di lati ne hanno solamente 3: pare infatti che durante la costruzione (per la forma attuale iniziata nel 1470), la fretta di difendersi dalle incursioni nemiche abbia fatto sì che i lavori si chiudessero in fretta, prima di completare il quarto lato!
Il piazzale interno è adibito a spazio per concerti e spettacoli, mentre all’interno del castello si possono vedere ancora degli arredi antichi, nonché delle armi dell’epoca.

Arrivando al castello si possono vedere anche il monumento al milite ignoto (1939), l’orto lapidario (entrata davanti alla Cattedrale), il Parco della Rimembranza (sulla via Capitolina, a sinistra salendo in macchina).

Il porto




Il porto

La vita di Trieste è strettamente legata al mare, quasi ogni triestino che si rispetti ha una barca, è iscritto ad un circolo nautico o velico o ad una ‘Canottiera’ (circolo di canottaggio). Consigliamo una passeggiata sulle Rive al tramonto, con escursione sul Molo Audace per capire da dove deriva l’attaccamento che i triestini hanno per il mare e per la città.

Il porto è parte integrante della città: quello vecchio (Punto franco vecchio) è proprio di fronte al Palazzo delle Generali sulle Rive; attualmente una parte di esso è visitabile e adibita a zona turistica; vi si organizzano manifestazioni ed è possibile visitarne almeno parte. Una visita completa la porto vecchio è molto affascinante; gli edifici presenti sono ancora quelli di un tempo; spesso viene utilizzato come teatro per film che si svolgono nell’800 o nei primi anni del ‘900 (anche ‘Il paziente inglese’ è stato in parte girato qui); attualmente è allo studio un piano di recupero e restauro del porto per valorizzarlo sia dal punto di vista turistico che commerciale.

Il Porto Nuovo, invece, è dall’altre parte del golfo, tra le zone di S.Andrea e Muggia (cittadina al confine con la Slovenia); qui l’interesse artistico e storico viene decisamente meno, il porto è moderno e funzionante; si distingue per traffici RO-RO e per il terminal petroli (da questa zona parte un oleodotto che arriva fino in Baviera). Il punto franco è ancora sfruttato quale zona di stoccaggio di prodotti e materie in regime di tassazione vantaggioso.

Curiosità



Curiosità

Un particolare curioso indica la matrice multietnica della città: a Trieste ci sono luoghi di culto di tutti i tipi; oltre le numerose chiese cattolichi, c’è una chiesa greco ortodossa (sulle Rive a fianco del Caffè Tommaseo), una Valdese, una serbo ortodossa (dietro piazza Ponterosso, con delle interessanti icone), una Sinagoga (la più grande d’Europa, di fianco al Caffè San Marco) e sis sta discutendo della costruzione di una Moschea.

Alcune chiese della città (a Roiano, per esempio) e in quasi tutte quelle dell’Altopiano, inoltre, vengono regolarmente celebrate messe in lingua slovena per la comunità locale.

In giro per la città










appunti di volo

Trieste, città diversa e al centro della nuova europa

di Matteo Grube
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In giro per la città

La prima cosa assolutamente impedibile è il Castello di Miramare, costruito nell’800 per Massimiliano d'Austria su progetto di C. ]unker. L'arciduca l'abitò, con la consorte Carlotta del Belgio, fino al 18^ anno in cui accettò, con esito funesto, la corona imperiale del Messico.
Dal 1931 al 36 fu dimora di Amedeo di Savoia, anch’esso scomparso in circostanze tragiche (questi 2 fatti danno al luogo una infausta fama).
Gli interni sono ancora originali, ma la cosa più piacevole è una camminata nel parco dove si possono ammirare numerosi tipi di piante, il porticciolo costruito per permettere a Massimiliano di attraccare ‘sotto casa’, le scuderie ormai adibite a sede di mostre ed esposizioni di vario tipo.

Si passa poi per la riviera di Barcola, luogo dove i triestini d’estate vanno a prendere il sole e a fare il bagno (spesso, essendo un bagno veloce nella pausa pranzo del lavoro, vanno a fare un ‘tocio’); la riviera porta direttamente verso il centro città. Arrivando si incontra la stazione ferroviaria e di fianco la Sala Tripcovich, teatro costruito negli anni 80 a tempo di record per sostituire il restaurando Verdi.

Proseguendo dritti si arriva, dopo qualche centinaio di metri, a Piazza Unità, che si affaccia direttamente sul mare e sul Molo Audace (dove attraccò la fregata Audace nel 1918, primo ‘presidio’ italiano a Trieste), punti pittoreschi della città.

Da qui si può intraprendere un bel giro a piedi che porta nei punti più belli e più interessanti della città.
Da piazza Unità guardando il mare (oltre al bellissimo scorcio), si possono vedere da sinistra il palazzo del Lloyd, ora sede del consiglio regionale, alle nostre spalle il municipio, alla nostra destra il palazzo della Prefettura.

Di fianco alla piazza troviamo il teatro Verdi (Arch. Pertsch, costruito nell’800…) e di fronte la Galleria Tergesteo, punto centrale dello struscio domenicale dei triestini, soprattutto d’inverno nelle giornate di bora.
Uscendo dalla galleria si arriva a Piazza della Borsa, dove una volta era attiva la Borsa, appunto. La piazza è ormai il centro di Trieste e si possono ammirare alcuni palazzi neoclassici, la Borsa, la Camera di Commercio, tipici dell’architettura triestina, divisa tra lo stile neoclassico, S. Antonio Nuovo in fondo al Canal Grande, Palazzo Carciotti sulle rive ne sono altri esempi, e quello tipico del ventennio fascista, la Questura, la sede de Liceo Dante Alighieri in p.zza Oberdan.

Da piazza della Borsa, procedendo lungo Corso Italia si attraversa il centro economico-commerciale della città; sulla sinistra di Corso Italia c’è il Borgo Teresiano. Si tratta di una serie di vie a graticcio fatte costruire da Maria Teresa d’Austria, grande benefattrice della Trieste dei commerci; la vie sono tutte circondate da palazzi d’epoca in stile neoclassico (alcuni ormai rifatti e irriconoscibili). Interessante è notare come i piani terra di tutte le case d’epoca siano sensibilmente più alti degli altri piani: nella trieste del XVII e XVIII secolo erano i magazzini dei mercanti, spesso di origini straniere che avevano stabilito qui la loro sede operativa, che qui lavoravano e ai piani più alti abitavano. Il Borgo Teresiano finisce con via Carducci , p.zza Oberdan e via Ghega, che delimitano la zona ‘commerciale’.


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Arrivando

Basta arrivare a Trieste dall’Italia per capire che è una città diversa. Diversa da tutto: non è una città italiana (leggere l’elenco del telefono per capire), non è austriaca, non è slovena. Trieste è un altro posto, ha un po’ di tutto ed è un po’ di tutto.

Dall’Italia si hanno solo due strade per arrivarci finita l’autostrada:
- una passa per l’altopiano carsico per poi scendere in centro,
- l’altra è la Costiera che passa vicino al mare.
Consigliamo di arrivare in città lungo quest’ultima, potendo così ammirare lo stupendo panorama del golfo: si vede la città, la cittadina di Muggia, Monfalcone e se il tempo lo consente anche Grado.

martedì 7 luglio 2009

Brian May il chitarrista Magnifico



Dal palco con i Queen a rettore "Spero solo di esserne degno"
PIERANGELO SAPEGNO
LONDRA
Dalla vita si può anche andare e venire, e Brian non è il primo che l’ha capito da quando esiste il mondo. Ma il suo è un percorso diverso. Prima era un grande musicista. Adesso l’hanno appena nominato rettore dell’Università John Moore di Liverpool. Ha detto: «Sono fiero di questo. Spero di esserne degno». Ma dai Queen a una cattedra, dal rock alla scienza, la vita di Brian May in fondo è sempre stata la stessa.

Ha studiato astrofisica e l’ha fatto pure mentre si costruiva una chitarra da solo, la Red Special, perché non aveva i soldi per comprarsene una. Si pagava l’università con una borsa di studio. L’anno scorso ha scritto «Bang, la storia completa dell’universo», un tomo per scienziati. Quand’era ragazzo suonava assieme a Freddie Mercury, che con i suoi baffi scuri, i pantaloni di pelle e la canottiera bianca traforata giocava con l’ambiguità e l’uso bizzarro della sua immagine, mischiando la musica ai travestimenti e al grand guignol. Brian portava gli stessi capelli lunghi che porta ancora adesso, mentre succede a Cherie Blair, la moglie dell’ex premier Tony Blair, sulla cattedra di cancelliere onorario dell’Università. Brian Harold May, di Twickenham, Londra, oltre che chitarrista di uno dei più celebri gruppi rock della storia, i Queen, è stato l’autore di brani indimenticabili come «We will rock you» o come lo struggente e melanconico «The Show Must Go On», che aveva scritto mentre Freddie Mercury stava morendo di Aids e lui stesso meditava il suicidio. Capita che si va per mare su un setaccio e poi si arriva lo stesso. Ma lui ha fatto qualcosa di più. E’ arrivato due volte, è andato e tornato. La vita parallela di Brian May è sempre corsa in senso contrario, come se in fondo lui non avesse mai capito quale fosse quella vera. Adesso che una è rimasta nel museo, l’altra è arrivata in cima. Ce ne sono tanti così. Anche Enzo Jannacci è un medico, prima di essere un cantautore. Paolo Conte vive facendo l’avvocato. Giorgio Faletti fa l’attore e lo scrittore, così come Hugh Laurie, il Doctor House, che ha scritto «Il venditore di armi», best seller negli Usa e in Inghilterra, o come Steve Martin anche lui autore di un libro di successo, senza arrivare a Ronald Reagan, attore di film western diventato presidente degli Stati Uniti. Sono vite che esistono sempre, anche quando sono parallele. E’ questo che colpisce. Ne «L’uomo che non c’era» dei fratelli Cohen, Billy Bob Thornton diceva: «Lavoravo in una bottega di barbiere, ma non mi sono mai considerato un barbiere. Ci sono inciampato dentro». Quelli come Brian non ci inciampano mai.

Quando Neil Armstrong posava il suo piede sulla luna e diceva gracchiando in bianco e nero «Okay, Houston, ci sto sopra. E’ diverso, ma è molto bello qua fuori», Brian Harold May frequentava la facoltà di Fisica e Astronomia dell’Imperial College studiando i misteri delle stelle e della nascita del mondo. Però, s’era già costruito la sua Red Special, che aveva cominciato a inventarsi nel 1963, quando aveva appena 16 anni. Conosceva già le sue due vite. Dal ’65 si era trasferito a Londra per studiare. Aveva già preso la laurea e stava lavorando a una tesi di dottorato quando Armstrong andava sulla luna («Okay, via libera, sei dritto sulla piattaforma. Vieni giù così, perfetto») e lui non riusciva più a conciliare i suoi studi con l’attività musicale assieme ai Q

ROGER WATERS



ROGER WATERS


Discografia e Recensioni
Visto dal Vivo
Siti Web
George Roger Waters nasce a Great Bookham (Cambridge) il 6 Settembre 1944, qualche mese più tardi il padre morirà in battaglia ad Anzio, episodio questo che avrà molta influenza su Roger e ne ispirerà diverse creazioni.
Finite le scuole superiori Waters frequenta a Londra il politecnico di Regent Street per studiare architettura, qui incontra Nick Mason e Rick Wright, futuri batterista e tastierista dei Pink Floyd, e con loro formerà molto presto un gruppetto per suonare alle feste degli studenti, formazione senza pretese che cambia diversi nomi e membri e il cui unico componente di un certo spessore è il discreto chitarrista Bob Close, che però se ne va quando Waters invita nel gruppo l'estroso amico Syd Barrett, anch'egli segnato dalla morte del padre. Sarà proprio Syd a battezzare definitivamente la band Pink Floyd e a procurarle, con le sue composizioni, un certo seguito nella Swingin' London del '66, mentre impazza la moda psichedelica. All'inizio del '67 il gruppo ha già un contratto con la EMI e comincia a pubblicare i primi singoli e, a fine anno, l'album "The Piper at the Gates of Dawn", accolto con favore dal pubblico. In questo periodo la mente del gruppo è Barrett, che molto presto però darà gravi segni di squilibrio a causa dell'abuso di LSD. Per il successivo album (A Saucerful of Secrets; '68) viene allora arruolato come chitarrista aggiunto David Gilmour, vecchio amico dello stesso Barrett che nel frattempo, per l'aggravarsi della sua situazione, è costretto a lasciare definitivamente la band. Waters comincia così a prendere importanza nell'ambito del gruppo e, dopo un periodo di piena collaborazione artistica tra i vari membri (Ummagumma, '69; More, '69; Atom Heart Mother, '70; Meddle, '71; Obscured by Clouds, '72), diventa la mente del gruppo. Sua è l'idea di dedicare un concept album agli effetti psicologici negativi che può produrre la società occidentale moderna sull'uomo, così come suoi sono tutti i testi dell'opera in questione (The Dark Side of the Moon, '73), che viene premiata da un enorme successo e battezza i Pink Floyd come una delle più grandi rock band di tutti i tempi. I marchi distintivi tipici di Roger Waters (concept album intrisi di pessimismo sociale e caratterizzati da rumori ambientali) vengono impressi anche nei lavori seguenti: "Wish You Were Here" (75), dedicato a Barrett, rovinato a suo dire dalla fame di denaro dei discografici e dalle pressioni del successo, ma è anche un viaggio all'interno della paura della solitudine e dell'abbandono; poi "Animals" ('77) album 'arrabbiato' che divide l'umanità in tre categorie: cani, porci e pecore, ognuna con le sue caratteristiche (tutte negative comunque); e infine "The Wall" ('79), opera colossale e autobiografica (ma Pink, il personaggio della storia, è anche un po' Syd Barrett) nel quale l'ego-mania e le ossessioni di Waters vengono fuori in tutta la loro forza dirompente. In questi anni però le tensioni all'interno del gruppo sono aumentate, c'è chi non gradisce l'egemonia watersiana, specialmente Wright, che alla fine della tournee di The Wall abbandona i Pink Floyd. Nel '83 è la volta di "The Final Cut" (dedicato al padre), rimaneggiamento di alcuni brani esclusi da The Wall; questa volta è tutto di Waters, non solo testi e concetto ma anche le musiche, Gilmour e Mason sono solo "session-men" che non prendono nemmeno parte a tutte le sedute di registrazione. A questo album non seguirà un tour, bensì la decisione di Waters di sciogliere il gruppo, alla quale però verrà opposto il rifiuto degli altri due membri. Il periodo che seguirà sarà segnato da dispute legali e tristi manifestazioni di odio reciproco tra Gilmour e Waters, e alla fine sarà il primo ad avere la meglio, ottenendo di proseguire con Mason (e, entro breve, con il recuperato Wright) l'avventura Pink Floyd, mantenendo lo storico nome, con grande 'scorno' di Waters. Da quel momento per Roger inizierà un susseguirsi di delusioni: i suoi lavori solisti "Pros&Cons of Hitch-Hicking" (84) e "Radio K.A.O.S." (87) non saranno all'altezza del suo talento, tanto da non ottenere pieno riconoscimento nemmeno tra i suoi fan; mentre i nuovi Pink Floyd gestione Gilmour sfornano un lavoro commerciale: "A Momentary Lapse of Reason" (87) seguito da un notevole successo di vendite, da una tournee mondiale all'insegna del sold-out e da un fortunato album live, mentre i concerti di Waters registrano presenze decisamente inferiori. Per lui solo un breve momento alla ribalta in occasione del grande concerto per beneficenza a Berlino (21/7/90) nel quale insieme ad alcune guest-stars metterà in scena "The Wall", ricavandone un album e un video che non venderanno però molto.
In questo periodo prende forma "Amused to death" (92), dedicato al ruolo della TV nella società moderna, che contiene diverse frecciatine per i suoi ex compagni e colleghi nei Pink Floyd (meno di quante previste originariamente comunque). Questo lavoro verrà salutato con entusiasmo dai suoi fan storici, ma non otterrà il successo di vendite sperato, mentre i Pink Floyd tornano ancora alla ribalta nel '94 con "The Division Bell". Una parziale 'riscossa' di Roger inizia nel '99/2000, con una tournee mondiale di successo, testimoniata dal live "In The Flesh" (2000), disponibile anche in dvd, e nel 2002, a ben un decennio dall'ultimo lavoro di studio, ha replicato con un altro tour fortunatissimo approdato anche a Milano e Roma. Nel 2003 dovrebbe vedere la luce un suo nuovo lavoro solista e voci di corridoio parlano anche di una clamorosa, ma poco credibile, reunion con i Pink Floyd...

Discografia e Recensioni
Music From The Body

(Harvest/Emi, 1970)
The Pros And Cons Of Hitch Hiking (Columbia, 1984)
When The Wind Blows (Virgin, 1987)
Radio K.A.O.S. (Columbia, 1987)
The Wall - Live In Berlin Mercury, 1990
Amused To Death Columbia, 1992
In The Flesh Columbia, 2000
Flickering Flame - The Solo Years, Volume One Columbia, 2002



David Robert Jones nasce a Brixton, Londra, l'8 gennaio 1947. La madre, Margaret Mary Burns, che ha già un figlio, Terry, dal primo matrimonio, lavora in un cinema del quartiere. Il padre, Haywood Stenton Jones, da poco tornato dal fronte, è impiegato. Il fratello Terry, figlio di primo letto della madre, soffre di schizofrenia e passerà lunghi anni in ospedale psichiatrico dove morirà suicida nel 1985. "Mio fratello Terry ha avuto una grandissima influenza sulla mia vita" confesserà David anni più tardi "mi ha fatto conoscere autori che certo non consigliavano a scuola, come J. Kerouac, A. Ginsberg, E .E. Cummings,... e mi ha fatto avvicinare al jazz e al rock'n'roll americani". All'evento Bowie dedicherà nel 1993 la canzone Jump, They Say. Nel 1957 la famiglia Jones si trasferisce nel quartiere periferico di Bromley, dove David frequenta la Bromley Technical High School. Nel 1959 ottiene in regalo il suo primo sassofono e inizia a studiare musica. Nel 1962 in seguito ad un pugno violento dell'amico George Underwood, la pupilla sinistra resta irreversibilmente lesa, accentuando così la particolarità di uno sguardo singolare che fa sembrare apparentemente diverso il colore degli occhi: uno azzurro e uno verde/marrone. Durante il 1962 David forma la sua prima band, The Konrads, in cui non canta ma suona il sax.
Lo stesso anno si diploma in arte e graphic design. Nel luglio 1963 viene assunto come grafico presso la Design Group Limited, ma vi resterà per soli sei mesi. Alla fine del '63 forma 'Davy Jones and the King Bees' con i quali registra, in qualità di cantante, il primo 45giri, Liza Jane/Louie Louie Go Home, rimasto quasi invenduto. Nel 1964 ai King Bees succedono i Manish Boys con i quali incide il suo secondo 'quarantacinque giri', I Pity The Fool/Take My Tip. Il 12 novembre di questo stesso anno la prima apparizione televisiva: un'intervista alla BBC in cui David presenta l'Organizzazione, di cui è il fondatore, 'Per La Prevenzione Delle Crudeltà Verso Gli Uomini Con I Capelli Lunghi'. Con i Lower Third, nel 1965, registra il terzo 45giri: You've Got A Habit Of Leaving/Baby Loves That Way; un altro insuccesso. E' alla fine di quest'anno che David, lasciata anche l'ultima band, incontra Ken Pitt, il quale decide di occuparsi della sua carriera. Pochi giorni prima del suo diciannovesimo compleanno, David Robert Jones diventa David Bowie per distinguersi dall'allora più conosciuto Davy Jones dei Monkees.

Nel 1966 David con il suo nuovo gruppo, The Buzz, firma con la Pye Records. A gennaio esce il primo 'singolo' con il nuovo nome: Can't Help Thinking About Me/And I Say To Myself. Nel gennaio 1967 i Buzz si sciolgono. A marzo dello stesso anno Bowie firma con la Deram, nuova etichetta della Decca, e realizza Rubber Band, The Laughing Gnome e più tardi Love You Till Tuesday. Il 14 luglio 1967 avviene l'incontro con uno dei personaggi che più hanno influenzato la sua vita e la sua carriera. Assistendo ad una rappresentazione del mimo-ballerino Lindsay Kemp, David scopre che l'accompagnamento musicale dello spettacolo è uno dei suoi dischi. Conosciuto lo showman nei camerini, Bowie stringe con lui un accordo: avrebbe scritto altra musica per la Lindsay Kemp Company e in cambio Kemp gli avrebbe insegnato i misteri del balletto e del mimo. "Diventare un allievo di Lindsay Kemp è stato fondamentale; da lui ho imparato il linguaggio del corpo; ho imparato a controllare ogni gesto, a caricare di intensità drammatica ogni movimento; ho imparato insomma a stare su un palco". Nel dicembre di quell'anno Bowie prende parte, in qualità di mimo e autore delle musiche, allo spettacolo della Kemp Company 'Pierrot in Turquoise' rappresentato al Oxford New Theatre. Il 2 giugno 1969 Bowie registra Space Oddity, ispirata al film 2001 Odissea Nello Spazio di Stanley Kubrick. Quell'estate fonda il Beckenham Arts Lab, una comunità per giovani artisti underground. Poco dopo, il 2 luglio, il mondo intero segue col fiato sospeso la missione dell'Apollo 9 e lo sbarco del primo uomo sulla Luna. Space Oddity, grazie alla sua attualità, diventa la colonna sonora delle trasmissioni televisive britanniche dedicate a quell'evento; in settembre è già al quinto posto nella classifica inglese (nel 1975 rientrerà in classifica per arrivare al primo posto in Inghilterra e al quindicesimo in USA). E' il primo scalino verso il successo.
Alla fine dello stesso anno esce il nuovo album intitolato David Bowie, che passa quasi inosservato. Il 20 marzo 1970 Bowie sposa Angela Barnett. Celebre la sua dichiarazione: "Ho conosciuto Angie perché stavamo con lo stesso ragazzo". Il matrimonio finirà dieci anni più tardi. Il 1970 è l'anno della svolta nella carriera e nella vita di Bowie. Cruciale l'incontro con Mick Ronson, chitarrista d'eccezione, che porta David ad abbandonare i ritmi e gli arrangiamenti più 'dylaneggianti' in favore di altri più 'duri', più rock. Inoltre è questo l'anno in cui Bowie, mettendo a profitto le lezioni di Lindsay Kemp, comincia a costruirsi un'immagine e a curarne gli aspetti scenico-coreografici: accentua l'ambiguità sessuale della sua figura e fa parlare di sé con una serie di atti provocatori. Nel 1971 esce il nuovo LP, The Man Who Sold The World, la cui copertina lo ritrae in abiti femminili, languidamente sdraiato su un divano e con i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle. Negli USA la copertina dell'album viene censurata e sostituita.


L'effetto è quello desiderato: la stampa parla di David Bowie. La critica accoglie bene la sua ultima fatica. La RCA gli offre un nuovo contratto. Il 28 maggio 1971 nasce il figlio Duncan Zowie Jones cui David dedica la canzone Kooks. [Il quotidiano inglese Sun pubblica una foto di David e Angie con la didascalia: 'chi è la madre ?'.] Bowie inizia una breve tournée promozionale che lo porta fino negli Stati Uniti dove incontra i personaggi cult del circuito underground newyorkese: Lou Reed, Iggy Pop ed Andy Warhol. Il 17 dicembre 1971 esce Hunky Dory, acclamato da pubblico e critica. Ben tre le hit dell'album: Changes, Oh! You Pretty Things e Life On Mars?. Bowie accompagna l'uscita del disco con roboanti e provocatorie affermazioni riguardo alla sua ormai ostentata bisessualità. Nel giugno 1972 viene pubblicato il disco che consacrerà definitivamente David Bowie rockstar internazionale: The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars. L'album scala le classifiche. La critica grida al capolavoro. La strategia della provocazione continua. Bowie stesso diventa quel Ziggy Stardust di cui il disco narra le gesta: in bilico tra erotismo e fantascienza Ziggy, alieno androgino e profeta del rock, fa la sua grande apparizione sul palco del Royal Festival Hall di Londra l'8 luglio: coi capelli arancione, un taglio pre-punk, sfacciatamente truccato e indossando improbabili abiti da lui stesso confezionati Bowie/Ziggy infiamma gli animi dei fans con brani suggestivi come l'indimenticabile Starman, la struggente Rock'n'Roll Suicide o la bellissima Moonage Daydream.

Lo spettacolo è una formidabile combinazione di musica e teatro, in cui si alternano giochi di luci e performances mimiche. Il Melody Maker titola: 'E' nata una stella' . Nel giro di pochi mesi l'oltraggioso Ziggy Stardust è una leggenda del pop. I biglietti dei suoi concerti si esauriscono in poche ore. Bowie è assediato dai fans. Nel gennaio del 1973 parte in tournée alla conquista della puritana America. Poi il Giappone e l'Europa. E' il trionfo. Lo stesso anno Bowie produce e cura Transformer di Lou Reed, Raw Power di Iggy Pop e scrive All The Young Dudes per i Mott the Hoople (loro unica hit). Esce anche il suo nuovo album, Aladdin Sane (da leggere 'A Lad Insane', 'un ragazzo pazzo'), che resta nelle chart inglesi per ben 72 settimane. Questo disco segna il nuovo ma ingestibile successo dell'istrionico Bowie. Infatti, soffocato dall'ormai 'preponderante personalità' delle sue creature, Bowie decide il ritiro dalle scene e la fine: il concerto d'addio di Ziggy Stardust si svolge all'Hammersmith Odeon il 3 luglio 1973. Nell'ottobre 1973 viene pubblicato il suo nuovo album Pin Ups, raccolta di cover degli anni Sessanta (diventano così cinque gli LP di Bowie presenti contemporaneamente nelle classifiche). Nel dicembre '73 riceve il premio come 'musicista rock più popolare' e quello per 'la donna peggio vestita'.
Agli inizi del 1974 una nuova metamorfosi. L'occasione è la realizzazione del nuovo disco Diamond Dogs in cui Bowie impersona un diverso personaggio, un essere mutante dal corpo ibrido (metà uomo e metà cane come ritratto sulla copertina), ispirato dal libro di Burroughs 'Ragazzi Selvaggi' e da '1984' di Orwell. Ma anche quest'immagine è destinata a cambiare; infatti Bowie, alla ricerca di una nuova dimensione artistica, abbandona le paillettes e le zeppe per adottare un look più funky/soul, fatto di aderenti completi dandy, e un trucco più lieve e quasi tenebroso. Per il Diamond Dogs Tour chiede a Jules Fisher (già coreografo di Lenny e Hair) di curare la scenografia: il risultato è uno scenario apocalittico, composto di torri ed edifici fatiscenti, in cui la band si fonde e scompare mentre Bowie sovrasta teatralmente il pubblico cantando dall'alto di una gru.



Durante lo show, aiutato da due ballerini, Bowie accompagna le canzoni con trucchi scenici ed espressioni mimiche, recita, cambia costume diverse volte: boxeur per Panic In Detroit, attore shakespeariano con teschio in mano per Cracked Actor,... Ad ottobre Diamond Dogs riceve il 'disco d'oro' per l'alto numero di copie vendute. Nel marzo del 1975 l'uscita del nuovo LP, Young Americans, suscita clamore per il radicale cambiamento del genere compositivo: infatti l'album è imperniato su sonorità nere, soul e disco. Il singolo Fame, frutto della collaborazione con John Lennon, raggiunge il primo posto nelle chart americane.


THE QUEEN
DISCOGRAFIA
BIOGRAFIA


Correva il mese di giugno 1971 quando i Queen tennero il loro primo concerto nel Surray. Era il 9 agosto del 1986 al Knebworth Park di Stevenage di fronte a 200.000 spettatori Freddie Mercury si congedò dal vivo salutando il suo pubblico con queste parole: “Arrivederci, bellissime bellezze! Buonanotte, sogni d’oro, vi amo!”. Ma quanta vita in questi anni era trascorsa fra palchi, estenuanti tournée, lotte con i critici musicali e soprattutto con la stampa, sempre grande nemica del gruppo.

Il gusto per la teatralità di Freddie, il loro disimpegno politico e sociale gli erano valse parecchie critiche, ma furono loro stessi i primi a prendersi in giro smitizzando tutto ciò che luccica nel mondo del rock: “Le nostre canzoni sono di puro intrattenimento”, hanno qualche volta ammesso, “Lasciateci divertire il nostro pubblico”. Le loro canzoni erano immagini di vita quotidiana, a volte di sogni, alcune cantavano l’amore altre, e forse la maggior parte, celebravano l’amicizia. Molte toccarono le vette più alte delle classifiche, altre vennero dapprima ignorate per poi venire osannate a distanza di anni.

Il capolavoro di Freddie Mercury fu certamente Bohemian Rhapsody, ma non dimentichiamo I’m in Love With My Car di Roger Taylor, la sognante The Prophet’s Song di Brian May e la trascinante Another One Bites The Dust di John Deacon. Tutti e quattro i componenti dettero il meglio di se nel corso degli anni ma non possiamo negare che l’elemento catalizzatore è sempre stato Freddie Mercury. Il suo sogno fu sempre quello di far confluire le varie sfaccettature dell’arte in un’unica manifestazione di rock-opera.

L’incontro del 1987 con la cantante lirica Montserrat Caballé fu il momento giusto per la realizzazione di questo progetto, ma gli anni passati a condurre una vita di sfrenati piaceri avevano minato la salute del grande cantante che si rese conto di avere contratto l’AIDS. musicale.














solitudine

tanto tempo fà ero prigioniero della signora quella che mi portò via l'amore,la felicità,il sorriso,la speranza di vivere,di essere qualcuno gli domandai xchè signora mi fai tutto ciò xchè mi hai rubato il mio cuore la mia mente la mia anima xche'.poi un giorno vidi la sua ombra scura che combatteva non riusci a capire che stava succedendo provai ad avvicinarmi vidi la signora piegarsi su sè stessa piu' che mi avvicinai piu' lei si ripiegava allora capi' la mia mente stava reaggendo con una forza impressionante poi la signora scompari' x sempre vidi la luce dell'anima il mio cuore incomincio' a battere di felicità ripresi il mio amore che splendeva come i raggi del sole, nella alta attitudine lei era anda via la signora solitudine.